Aprire un’attività è un’operazione difficile e delicata che va a toccare numerosi ambiti lavorativi. Si possono aprire attività nel mondo della gastronomia, dell’informatica, dello sport, della medicina, investire in borsa, mettere su aziende e catene commerciali. Ecco il commercio. Questo il punto cruciale.
Aprire un’attività in ambito commerciale richiede esperienza. Esperienza o comunque perlomeno un’infarinatura di base su quello che si deve fare. Il neoimprenditore deve aver già programmato per bene un suo piano imprenditoriale e lavorativo prima di buttarsi a capofitto nel mondo del lavoro e azzardare in questo modo. Innanzitutto è necessario che sia in regola con le leggi che lo vincolano e che non abbia dei precedenti penali o dei precedenti di fallimento (dove per fallimento si intende aver già tentato di aver aperto un’impresa, o un’attività e aver fallito).
Tuttavia, ad oggi l’apertura di una nuova attività di questo tipo, è diventato un problema molto molto più semplice grazie alla riforma del commercio introdotta nel Marzo del 1998 dal Decreto Legislativo n°114.
Il motivo per il quale ora è cosi semplice aprire un negozio è che, grazie alla Legge Bersani del 2006 e conseguente liberalizzazione del commercio, chiunque può aprire un negozio facilmente se inferiore ai 250 mq di superficie e destinarlo alla vendita di qualunque cosa e qualunque articolo purchè sia del tutto legale. Sopra ai 250 mq invece scatta per forza l’obbligo di una licenza.
Nel dettaglio comunque, oggi è più semplice anche la burocrazia stessa: non occorrono più infatti le vecchie licenze per gli esercizi commerciali. Per ottenere il permesso basta semplicemente una comunicazione al Sindaco assicurandosi di rispettare tutte le ovvie normative richieste dal settore in cui si vuole operare.
Non occorre nemmeno più l’iscrizione ai REC (Registro Esercenti di Commercio). Se prima infatti era obbligatorio (per chi ad esempio apriva un bar o un negozio ed esercitava quindi commercio) oggi non lo è più e sussiste solo per alcuni tipi di esercizi commerciali.
Un’altra cosa molto importante è anche l’abolizione della norma che prevedeva le distanza minime fra due o più attività commerciali concorrenti: ora, per esempio, due bar possono essere entrambi vicini tra loro.
Inoltre prima della riforma i prodotti venduti erano suddivisi in tantissime tipologie, mentre ad oggi ve ne sono solo due ben distinte: alimentari e non alimentari.
Ultima cosa ma non meno importante, ora gli esercizi di vendita sono stati scissi in tre classi differenti: gli esercizi di vicinato, che comprendono gli edifici con superficie non superiore ai 250 mq, medie strutture di vendita che sono composte da superficie di vendita superiore a 250 mq fino ai 2500 mq e per finire le grandi strutture di vendita, quelle con superficie di vendita superiore addirittura ai 2500 mq.