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Le lavorazioni meccaniche: un piccolo assaggio

DiVittorio Traetti

Ago 5, 2012

A rendere possibili le centinaia di diverse lavorazioni industriali che ogni giorno vengono svolte in decine e decine di stabilimenti e capannoni sono anche quelle numerose lavorazioni meccaniche che vengono condotte, quotidianamente, in un luogo che vanta fra i suoi avi la bottega artigianale e il laboratorio, e che ha raggiunto la sua forma moderna non prima della rivoluzione industriale del 1800: stiamo parlando, naturalmente, dell’officina meccanica moderna.

Se adesso ad alimentarne I macchinari sono moderni motori elettrici, alla sua origine erano invece macchinari di altro genere a sviluppare la forza necessaria ad alimentarne il lavoro: enormi motori a vapore.

E non è questa l’unica diversità, ovviamente: nel corso degli anni, molti passi sono stati fatti, sia per la salvaguardia degli operai impiegati nell’officina stessa che comprensibilmente nella tipologia e potenza dei macchinari utilizzati. Nondimeno, anche oggi, i banchi da lavoro affollano I reparti dell’officina meccanica, decine di svariati operai specializzati vi prestano il loro lavoro, e soprattutto, alla radice, tante lavorazioni che vi vengono svolte sono in sostanza le stesse che erano praticate allora.

Vediamone ora due fra le più note e caratteristiche: la lucidatura e la tornitura.La lucidaturaSpiegata semplicemente, la lucidatura è quella lavorazione meccanica (che può prendere anche il nome di politura, o polimento nel caso specifico in cui si stia lavorando su delle gemme) che mira a eliminare la scabrezza e rendere tanto liscia la superficie di un oggetto che questo possa risplendere di luce riflessa – in poche parole, che sia, quindi, lucido.Abbiamo parlato di scabrezza perché in concreto le superfici completamente lisce non esistono nella realtà fattuale: esistono infatti sempre asperità, per quanto forse microscopiche, che portano la luce a riflettersi in parte in direzioni diverse.

È per questa ragione che le superfici sono tanto più brillanti quanto più sono lisce: una scabrezza molto disuguale farà apparire infatti delle evidenti righe, mente una diffusa uniformemente si limiterà ad apparire del tutto opaca (si pensi, ad esempio, ad una lastra di vetro smerigliato.) Per eliminare la scabrezza superficiale e lucidare un oggetto, quindi, esistono due diverse tecniche: la prima effettua un’abrasione controllata della superficie con abrasivi a grana finissima e uniforme, come nel caso delle gemme, o della molatura del vetro, invece la seconda riempie le irregolarità della superficie con sostanze cerose ad alta rifrazione, come accade anche nelle nostre case quando stendiamo una cera per pavimenti.La tornituraDiamo il nome di tornitura a quella specifica tecnica di lavorazione industriale nella quale si altera la forma del pezzo da lavorare asportandone dei trucioli.

A caratterizzarla sono il moto rettilineo dell’utensile e quello invece rotatorio del pezzo (a differenza, per esempio, della foratura e della fresatura, nelle quali pure l’utensile ha moto rotatorio). La prima classificazione della tornitura può essere fatta secondo il tipo di superficie che vogliamo conseguire:-conica, per superfici coniche-cilindrica, per superfici cilindriche coassiali con l’asse di rotazione del pezzo-di forma (o profilatura) per le superfici complesse-elicoidale, per le filettature Una catalogazione secondaria dei tipi di torniture può inoltre essere fatta in base al livello di finitura dell’oggetto, e distingue appunto fra finitura, ossia una lavorazione completa nelle ultime fasi, e sgrossatura, che è invece limitata alle fasi iniziali del lavoro. Eccezionale cautela, nella tornitura, va posta alla gestione del truciolo, che potrebbe compromettere l’utensile o perfino colpire l’operatore. Per evitare tale rischio si sagomano gli utensili in modo che il truciolo tenda ad arrotolarsi su se stesso, o a rompersi a intervalli regolari.

Di Vittorio Traetti

Sono uno scrittore con un amore per la lingua inglese. Scrivo per lavoro, divertimento e talvolta solo perché ho bisogno di espellere i miei pensieri sulla pagina.